Ho conosciuto Andrea diversi anni fa per caso, volevo acquistare una fotocamera e lui aveva messo in vendita proprio ciò che cercavo. Solo che lui quella macchina fotografica non l’aveva acquistata… l’aveva vinta ad un concorso internazionale!
Quando l’ho incontrato, mi ha colpito per la sua semplicità e per l’approccio naturale che aveva con la fotografia, la modestia e l’impegno costante verso i meno fortunati.
Sul suo vecchio sito (http://www.naturalmenteandrea.it/blog/?p=168) potete visionare gli scatti che gli hanno permesso di conquistare il secondo posto del concorso “in search of solidarity”.

RubricaFotografica.it: Andrea, da sempre siamo abituati a vedere persone che partono dalla Sicilia con varie destinazioni per lavoro, tu sei uno dei pochi che invece ha scelto di spostarsi proprio in questa bellissima isola per avviare una attività, sei stato guidato dal cuore o avevi già in mente qualcosa di ben definito?

Andrea: No. Quando si segue il cuore, la strada, anche se accidentata, non può che essere buona… e piano piano sto avendo conferme.

 

RubricaFotografica.it: hai condiviso le varie fasi dell’allestimento dello studio (tra l’altro realizzato in buona parte con le tue mani) con le persone che virtualmente e non solo ti seguono da sempre, come mai questa scelta?

Andrea: In realtà quello che ho condiviso è solo una piccolissima parte di un lavoro durato parecchio e svolto nel tempo libero. Amo costruire, amo riusare e donare nuove vite ad oggetti da discarica. Così è nato qbianco.com, il mio studio condiviso con Serena, mia cognata: lei si occupa di grafica, packaging e design, io di fotografia e web.

Per me la fotografia oggi potrebbe prescindere dallo studio di una volta dove c’era la sala pose, una stanza solo per la fototessera, i ritratti di famiglia, il set e quant’altro. Oggi basta una stanza con un pc, una stampante, un armadio per l’attrezzatura e una libreria piena zeppa.

Invidio chi riesce ad avere un ripostiglio per la camera oscura.

RubricaFotografica.it: cosa ti affascina della fotografia e cosa ti ha dato l’energia per decidere di renderla la tua professione?

Andrea: Della fotografia mi affascina l’universalità del linguaggio. Dico sempre, scherzando, che probabilmente il pianto di un neonato è dovuto alla sofferenza che il vedere porta con sé… nello specifico nel vedere il personale della sala parto e la faccia del papà preoccupato.

Leggendo la mia bio potrebbe sembrare che la fotografia è divenuta la mia professione per sfuggire agli studi di ingegneria per l’ambiente e il territorio. Invece è accaduto perché improvvisamente mi sono ritenuto capace di ritrarre gli uomini. Alcune volte ho avuto l’opportunità di lasciare questa strada ma continuo a perseverare anche se faccio pure altro.

RubricaFotografica.it: la tua carriera è valorizzata anche da corsi di vario genere che porti avanti con passione, ci racconti un aneddoto che ti ha colpito particolarmente riferito alle persone che li frequentano e quali sono in genere le loro aspettative?

Andrea: Sì, oltre che fotografo mi definisco anche educatore all’immagine. Finora ho organizzato sette corsi base e un corso avanzato di progettazione. Ricordo con molto piacere ciascuno dei corsisti, quasi tutti sono divenuti miei amici, alcuni hanno contribuito alla creazione di un collettivo con cui abbiamo anche realizzato un gran bel lavoro.

Aneddoti simpatici ce ne sono diversi. Chi imparando a usare la propria reflex da migliaia di euro sembrava aver scoperto una nuova terra, chi nonostante in gravidanza per realizzare il progetto si è beccata 70 punture di api (senza conseguenze sue e per mia fortuna), chi è disposto a fare 3 ore di auto ogni settimana per seguire il corso, chi continua a seguirmi, chi diventa mia coppia di sposi…

Chi fa il corso base arriva con l’aspettativa di imparare la macchina fotografica e finisce il corso risucchiato dal vortice dell’immagine. Questo credo sia costantemente il mio più grande risultato.

RubricaFotografica.it: penso sia impossibile per un fotografo designare la propria foto più bella, ma almeno puoi indicarne una che ti emoziona particolarmente e ovviamente perché?

Andrea: io so che tu vuoi che io parli di quella foto lì. Credo invece che la mia foto migliore sia un’altra. Una foto che ha alle spalle una costruzione, un avvicinamento senz’altro amichevole al soggetto che ha necessitato un lungo lavoro. Questo, nel piccolo reportage di provincia, dove invece facilmente si diventa sciacalli, diventa sempre più raro per il fotografo che si fa sempre più disumano e “agonista”. Questo è possibile perché ci ammassiamo tutti su un bacino di utenza che punta al ribasso dei prezzi e che comunque è in diminuzione o in altri settori comunque raro.

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RubricaFotografica.it: spesso le tue immagini danno voce a persone quasi invisibili (tranne quando accadono le tragedie) dagli immigrati che lavorano nei campi a chi giunge nel nostro Paese a bordo di un barcone, la domanda può sembrare un pò banale, perché?

Andrea: Innanzitutto anche quando ci sono tragedie restano invisibili dal momento che le agenzie non vogliono pubblicare foto di corpi esanimi.

Ma come perché? E a cosa serve la fotografia allora? Ad arredare i bar del paese? A riempire il nostro ego? A trascorrere una giornata all’aperto? No, la fotografia serve a migliorare il mondo.

dal progetto  “il cuore rallenta, la testa cammina”.

http://www.andreascarfo.com/ilcuorerallenta-latestacammina/

RubricaFotografica.it: So che stai portando avanti dei progetti personali molto particolari, ti va di anticiparci qualcosa?

Andrea: Diversi progetti su più fronti. Quelli fotografici subiscono molto l’influenza della psicologia e dell’arte contemporanea partendo dalla mia fissazione per l’antropizzazione e per la decostruzione dell’immagine. In fondo è stato fotografato tutto, tranne la nostra immaginazione, le nostre emozioni, il sentire.

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RubricaFotografica.it: come vedi il futuro della fotografia sia dal punto di vista personale che da quello professionale?

Andrea: Difficile. L’unico modo per vivere serenamente la fotografia è non farla divenire la propria professione. Invidio profondamente chi ha un “lavoro serio” e il sabato o la notte va a fare le fotografie che sente. Mi auguro un giorno di poter vivere delle fotografie che faccio per mia insita progettualità… ma è un sogno difficile da realizzare.

RubricaFotografica.it: che consigli ti senti di dare ad un giovane che vorrebbe intraprendere la carriera di fotografo?

Andrea: Sei proprio sicuro? Sicurosicurosicuro? Innanzitutto ti consiglio di dare uno sguardo a questa pagina. Poi, se sei ancora certo: ti raccomando di avere molta pazienza, di smettere di giocare con la macchina fotografica, con il cavalletto e il resto dell’attrezzatura; è il momento di capire in quale nicchia di mercato posizionarsi, di fare un po’ di marketing senza aver fretta di avere risultati perché sennò si finisce con fare tutto e male.

RubricaFotografica.it: Andrea, grazie per il tempo che ci hai dedicato e in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri!

Andrea: Grazie a te e buona fortuna con questo tuo meraviglioso progetto. C’è molto bisogno di educare all’immagine.

Giuseppe Senese

© RubricaFotografica.it

intervista ad Andrea Scarfò

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